Ariano Irpino (AV) - Campania
 

Il territorio di Ariano Irpino risulta già abitato in epoca preistorica, come dimostrano i resti di un villaggio di capanne rinvenuti in località Starza, su una collina esaurita dall'estrazione del gesso, lungo la Strada Statale 90 bis, che conduce da Benevento a Foggia.

 

Nel sito preistorico della Starza gli scavi effettuati hanno delineato una stratificazione che partendo dal Neolitico, V millennio A.C. (resti di un villaggio di capanne), giunge fino al VI-V secolo A.C., anche se la documentazione migliore è relativa al Bronzo Medio (XVII-XVI secolo A.C.). Inoltre, i reperti di manufatti litici e ceramici, esposti nel Museo Irpino di Avellino e nel Museo archeologico di Ariano, ospitato nel Palazzo Anzani, dimostrano la frequentazione del sito anche in tempi successivi, fino all'età del Ferro. Aequum Tuticum perse gradualmente importanza, fino a finire nel dimenticatoio a seguito delle invasioni barbariche.

 

Le aspre guerre tra Goti, Bizantini e Longobardi (che eressero la Croce che si vede nell'immagine sulla sinistra), indussero i locali ad abbandonare il sito per trovare rifugio sui tre colli circostanti (Calvario, Castello e S. Bartolomeo), originando l'attuale paese, perciò noto come "La Città del Tricolle".

La storia di Ariano venne funestata da eventi drammatici, quali drammatici terremoti (981, 988, 1449, 1456, 1732) e pestilenze (1416, 1493, 1656).

Il X secolo segna l'affermazione del dominio longobardo, ma il periodo di massimo splendore lo si ha sotto i Normanni (1042), con Ariano al centro di una vasta Contea che comprendeva buona parte del Sannio e l'Irpinia. Dall'XI secolo, Ariano fu sede vescovile. Nel 1140, Ruggero II il Normanno, Re delle Due Sicilie, riunì proprio ad Ariano il primo parlamento generale dei Normanni e discusse i suoi propositi all'assemblea, che comprendeva le più alte personalità e dei vescovi del Regno. Inoltre, qui vennero promulgate, durante le "Assise di Ariano", le prime leggi del Regno normanno, tra cui un editto che contemplava pene pecuniarie e capitali per qualunque suddito che avesse accettato l'antica moneta, detta romesina, o l'avesse spesa nei mercati. Al suo posto, venne introdotta una nuova moneta, il "Ducato", che ebbe corso legale fino al 1860.

Vennero poi gli assedi dell'imperatore Arrigo (1187) e quello dei Saraceni reclutati da Manfredi di Svevia (1255). Questi devastarono e saccheggiarono Ariano perchè aveva accolto l'esercito inviato contro Manfredi da Papa Innocenzo IV.

La ricostruzione si deve a Carlo d'Angiò, che fece dono ad Ariano di due spine della corona di Gesù, ricevute da S. Luigi, Re di Francia. Carlo I donò Ariano al conte francese Enrico de Vaudemont, poi ai de Sabran (di cui fanno parte S. Elziario e la beata Delfina, due dei quattro Patroni di Ariano). Fu poi la volta di Francesco Sforza, futuro Duca di Milano, dei Guevara, De Rohan, Carafa e Gonzaga ed i Loffredo.

Nel 1585 Ariano si riscattò dal regime feudale dei Loffredo sborsando 75150 ducati. Nel 1647 Ariano subì un assedio e fu saccheggiato dalle truppe napoletane durante l'insurrezione antispagnola, a causa della sua fedeltà alla Spagna e a partire dal 1662 dipese direttamente dal Vicerè del Regno di Napoli, in quanto città regia.

Nel 1738 gli arianesi, oppressi da insopportabili balzelli, si rivoltarono e si armarono, ma vennero sconfitti dalle truppe regie, che catturarono e uccisero i capi degli insorti.

 

Durante il XVIII secolo Ariano, oltre ad essere un attivo centro agricolo e commerciale, era la prima cittadina dell'Irpinia per numero di abitanti.

I patrioti arianesi presero parte ai moti carbonari del 1820-21. Il 4 settembre del 1860 Ariano si rese protagonista di un moto reazionario.

Dopo l'unificazione italiana, Ariano e le aree limitrofe furono soggette al fenomeno del brigantaggio.

Tra gli uomini illustri a cui Ariano Irpino ha dato i natali ricordiamo Ferrante Gonzaga, guerriero ricordato dal Tasso, Marco Antonio Caccabò, illustre medico del XVI secolo, Gaspare Angeriano, poeta del XVI secolo, Isidoro Bevere, pittore e generale dei Benedettini, Flavio Pirelli, ministro nella Repubblica Partenopea, Nicolò Intonti, ministro dell'interno, destituito e carcerato da Ferdinando II perché sospetto liberale, Nicolò Ciccarelli, teologo e poeta, Pietro Paolo Parzanese, poeta, a cui è dedicata la statua ubicata nella villa comunale he cinge il castello.